Nata a Gaeta il 17 Marzo 1949. Coniugata con L'ingegner Marco Clementi

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martedì 12 marzo 2013

ELIO PECORA

«L’uomo esiste solo da qualche millennio». Incontro con Elio Pecora. La poesia come educazione ai sentimenti

A cura di 100newslibri.it

[ 18 febbraio 2012 ]Pubblicato in: Letteratura, VETRINA

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(18 febbraio 2012) «I poeti – afferma Elio Pecora in questa intervista di Anna Manna – siedono tutti intorno alla stesso tavolo: Saffo e Catullo, Leopardi e Saba. Altrimenti perché continueremmo a leggerli, perché continuerebbero a parlarci?».

Elio Pecora: La poesia come educazione ai sentimenti

intervista a cura di Anna Manna

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Quali sono le nuove inquietudini in poesia?

Sono quelle di sempre. Anzitutto arrivare ad esprimersi, raggiungere l’altro, consegnare quel che preme dentro e diventa, per dono e per fatica, parola durevole ed esatta. Quindi, nella forma raggiunta, tenuta, portare la sostanza: impasto di paura e di ebbrezza, di conoscenza e di mistero.

Di cosa dovrebbe avere paura l’uomo moderno? E che cosa teme?

Le paure sono tante e sono cresciute, per un più di informazione e forse di oscura consapevolezza. Paura della precarietà dell’esistere, del vortice di negatività che alligna nella società umana, della dispersione dei valori: quelli per i quali il meglio dell’umanità s’è adoperata lungo i millenni: il rispetto di sé e dell’altro, il bene della conoscenza, e tutto quanto comportano … ed è tanto.

Dove Le sembra di scorgere la nascita di un nuovo linguaggio, di un nuovo modo di esprimersi?

Non credo nei nuovi linguaggi, ma solo nei nuovi strumenti di comunicazione. La storia dell’uomo “sapiens” conta solo qualche millennio, e, dai poemi babilonesi a questo confuso presente, è pervasa da uguali desideri, paure, attese, pretese. Piangiamo e andiamo come Gigalmesch e come Ulisse. Questa idea del nuovo vale per le tecniche. L’originalità del pensiero e delle espressioni d’arte è una chimera. Come ben sapeva Leopardi, dopo Omero la poesia non ha detto né può dire cose nuove; può solo ripetersi sempre diversa e sempre uguale nei suoi fondamenti umani e terrestri. Esistono solo momenti diversi e mezzi diversi. L’anima e la mente continuano a cercarsi, a ripetersi altri richiami, altri conforti. La novità consiste nella irripetibilità di ogni singola persona che riesce ad esprimersi durevolmente ed efficacemente. I poeti, come i romanzieri di Forster, siedono tutti intorno alla stesso tavolo: Saffo e Catullo, Leopardi e Saba. Altrimenti perché continueremmo a leggerli, perché continuerebbero a parlarci?

Ha più voglia di discutere di poesia con poeti affermati oppure con i giovani poeti alle prime armi?

Sono disposto, e lo provo di continuo, a discutere con chiunque sia disposto a sua volta a discutere. Spesso i più giovani, per difendersi, peccano in presunzione. Spesso gli affermati si trincerano dietro una discutibile sicurezza. E un discorso approda a qualche risultato solo avanzando nei discorsi reciproci. Va anche detto che si parla sempre meno di poesia. Molto più spesso si parla di come situare i propri scritti e delle difficoltà di raggiungere quel che chiamiamo ancora “notorietà” e “fama”.

Lei è direttore della Rivista “Poeti e poesia” dunque ha modo più di altri poeti contemporanei di seguire le alterne vicende della poesia nei nostri giorni travagliati. Come si pone la poesia oggi rispetto alle problematiche sociali, si può parlare di poesia impegnata, l’auscultazione della società è presente nella poesia contemporanea?

Sono al quindicesimo numero della rivista ed è un quadrimestrale. Finora ho pubblicato oltre un centinaio di poeti italiani, notissimi e ignoti, d’età avanzata o poco più che ventenni. Oltre a circa cinquanta poeti stranieri e ad altrettanti saggi sulla poesia contemporanea. Pubblico quel che ritengo sia il frutto di un vero lavoro nella poesia: impasto di forma e di sostanza, di mondo cercato e interrogato e di pensiero che discende nell’esistenza e la riflette e l’accoglie. Le tensioni e le “tendenze” possono essere diverse in ognuno degli autori pubblicati, ma la spinta in ciascuno si rivela necessaria. Certo che la società è presente in questi scritti, ma come deve esserlo nella poesia: ascoltata ben oltre l’apparire, nel suo essere insieme disperata e innamorata, atterrita da minacce di distruzione e di morte e nascostamente aperta alla speranza. La verità cercata instancabilmente e portata in un altrove di parole scritte per durare è la verità difficile e affaticante della società in cui viviamo.

I giovani come vivono oggi il rapporto con la propria psiche, il famoso “io più profondo” è ancora l’interlocutore dei giovani, almeno in poesia? Ed ancora quanti giovani oggi si interessano di poesia?

Il rapporto con l’anima? Non è mai stato così fitto e così confuso? La modernità ha moltiplicato gli sconcerti, ha decuplicato le incertezze e le domande. Dunque se in molti fuggono nell’apparenza, nello svago, nella “vacanza”, che è tutt’altro che farsi vuoti – condizione utilissima per crescere – tutti si rivelano inquieti. E troppi scrivono versi, che spacciano per poesia. Tutti leggono pochissimo e spasimano per essere letti, per avere una certificazione di esistenza. Rivelando fragilità e inerzia. Ma, attenzione, non mancano i giovani e i giovanissimi che lavorano su se stessi, sul cercarsi e interrogarsi, prima affinando i propri strumenti di conoscenza. Non si esiste se non si sa da quale passato si discende, chi ci ha preceduti, che cosa è stato detto al meglio prima di noi. Cultura come coltivarsi, e dunque semenze, concimi, eccetera.

È notizia di questo periodo che i corsi di scrittura stanno avendo un notevole boom. È secondo lei un’esigenza di comunicazione oppure il desiderio di emulare gli scrittori di successo. Cioè sta venendo fuori una nuova vanità, ognuno vuole il suo bel libro pubblicato poggiato sul salottino a casa con le firme degli amici, oppure la scrittura diventa passaggio di una catena di socializzazione che dell’arte letteraria fa il collante? Oppure è veramente il bisogno di esprimersi oltre le mura domestiche del diario?

Non credo nei corsi di scrittura. Sarei molto più propenso a corsi di lettura. Insegnare a leggere, a vedere oltre le parole, a educare i sentimenti, a estendere la visione. Quanto all’esplosione di laboratori di scrittura, di sicuro nasce da un bisogno profondo di esistere al di là della chiacchiera, ma in gran parte questo bisogno si risolve in un esercizio di piccola vanità. Presto sarà una moltitudine ad avere in casa un proprio libro stampato e sarà ancora più difficile salvarsi dal caos librario. Ma confido nel gusto di una minoranza che va crescendo di numero e che continuerà a sapere discernere il grano dalla gramigna. Il gusto per la letteratura si forma leggendo quel che ci viene da secoli di poesia e che fa da misura e da confronto.

Internet, la navigazione, i nuovi mezzi di comunicazione sono uno stimolo alla scrittura oppure sono la fine del bello scrivere e l’avanzata di uno stupidario che presto invaderà le nostre esistenze?

La macchina da scrivere non mutò la letteratura, ne mutò e soltanto in alcuni casi la stesura. Chi è dotato e si è dotato scriverà bene anche con il computer e si servirà al meglio di internet. La “navigazione” può favorire la preparazione e la ricerca, non altro. Lo stupidario invaderà le vite già invase e trattenute dalla stupidità. Certo sarà più difficile difendersi dalla valanga delle improvvisazioni e delle scemenze. Ma passerà anche questo, verranno altre invenzioni. E alla fine confido nella crescita generale: la consuetudine con certi mezzi affina. Ma perché mente e anima crescano occorrerà un lungo tempo e molta fatica. Non cesso di sperare nel meglio.

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Elio Pecora è nato a Sant’Arsenio (SA) nel 1936. Vive a Roma.

E’ autore di raccolte di poesie, racconti, romanzi, saggi critici, testi per il teatro. I suoi libri di poesia: La chiave di vetro (Bologna, Cappelli 1970); Motivetto (Roma,Spada 1978); L’occhio corto (Roma, Studio S. 1985; Interludio (Roma, Empiria 1987 e 1990; Dediche e bagatelle (Roma, Rossi & Spera 1990); Poesie 1975-1995 (Roma, Empiria 1997 e 1998; Per altre misure (Genova, San Marco dei Giustiniani 2001).

I suoi libri di prosa: Estate, ed. Bompiani 1981; Sandro Penna: una biografia, ed.Frassinelli 1984 e 1990; I triambuli, ed.Pellicano 1985; La ragazza col vestito di legno e altre fiabe italiane, ed. Frassinelli 1992; L’occhio corto, ed. Il Girasole 1995.

I testi per il teatro rappresentati: Alcesti ,1984 Roma Teatro SpazioUno, regia di Enrico Job; Pitagora, (edito nei Quaderni del Comune, Crotone 1987), Crotone, regia di Luisa Mariani; Prima di cena, (Premio IDI 1987, in “Sipario”, 474, gennaio-febbraio 1988), Roma Teatro Belli, regia di Lorenzo Salveti; Nell’altra stanza,1989 (in “Ridotto” 7-8,agosto-settembre 1989), Roma Teatro Due, regia di Marco Lucchesi; Il cappello con la peonia, 1990, Roma Teatro Due, regia di Marco Lucchesi; A metà della notte, Todi Festival 1992, regia di Maria Assunta Calvisi, edito da l’Obliquo, Brescia 1990; Trittico, Roma Teatro Due, regia di Marco Lucchesi, 1995.

Le radiocommedie trasmesse: Il giardino, RadioTre il 21 luglio 1996; Il segreto di Lucio, RadioTre il 19 ottobre 1997.

Ha curato : Sandro Penna Confuso sogno ed. Garzanti 1980; Antologia della poesia del Novecento, ed. Newton Compton 1990; Sandro Penna poeta a Roma, ed. Electa 1997; Diapason di voci (quarantadue poeti per Sandro Penna) ed.Il Girasole 1997.

Ha collaborato come critico letterario a: Il Mattino, La Repubblica- Mercurio, Reporter, La Voce Repubblicana, La Stampa-Tuttolibri, Il Tempo Illustrato, L’Espresso, Wimbledon, La Rivista dei Libri, Belfagor, Avvenimenti, Radio Due, Radio Tre, etc.

Ha pubblicato prose e poesie in : Nuovi Argomenti, Ulisse, Belfagor, Tempo Presente, Galleria, Anterem, Salvo Imprevisti, Discorso Diretto, Lettere Romane, La Clessidra, Pandora, Lunario Nuovo, Mondoperaio, Malavoglia, Lengua, Poesia , Kamen etc.

Fra il 1978 e il 1999 ha curato, a Roma, a Perugia, a Terni, a Comiso, e in diverse altre località, numerosi incontri di poesia in teatri, gallerie, biblioteche, librerie ai quali hanno partecipato poeti di diverse generazioni (da Sinisgalli a Bassani, da Scialoja a Bemporad, da Giuliani ad Arbasino, da Amelia Rosselli a Bellezza, da Raboni a Magrelli).

Nei primi anni Ottanta s’è occupato , con Maria Luisa Spaziani, delle attività pubbliche del Centro Montale, chiamando a Roma, nel Teatro dei Dioscuri e nel Teatro Flaiano,fra gli altri Luzi, Raboni, Dolci, Caproni.Ha presentato lungo un trentennio alcune centinaia di romanzi e raccolte di poesia , presenti gli autori più diversi ( da Siciliano alla Sanvitale, da Bufalino a Maraini, da Moravia a Bertolucci, da Golino a Kezich).

Ha curato a Roma per l’ENAP (Ente Nazionale Assistenza Scrittori, Musicisti, Scrittori) due rassegne di poesia, nel teatro Delle Arti e nel teatro Euclide, alle quali hanno partecipato fra gli altri Giudici, Erba, Cucchi, Loi, Lamarque, Insana, Ruffilli.

Per l’Associazione Dario Bellezza ha curato una rassegna della poesia giovane contemporanea alla quale hanno partecipato diciotto poeti, da Edoardo Albinati ad Antonio Riccardi. Ha curato e cura laboratori di scrittura di prosa e di poesia in numerose scuole di vario ordine e grado a Roma e in altre città.

Ha curato a Perugia nel 1990 e a Roma nel 1997, per gli Assessorati alla Cultura delle due città, mostre di autografi e documenti vari su Sandro Penna, poi raccolti in volume dall’Electa in due successive edizioni.

Ha curato per la RAI (Dipartimento Scuola ed Educazione, Radio per gli Stranieri, Radio 2 e Radio 3), oltre ad almeno cento recensioni di volumi di prosa e di poesia, oltre a svariate partecipazioni a tavole rotonde, numerosi programmi fra i quali: Un libro, una regione (in venti puntate); Il Sud nella letteratura contemporanea (otto puntate); Le fiabe italiane nelle raccolte dell”800 (venti puntate); Scrittori dimenticati o trascurati del Novecento Italiano ( quattordici puntate); I poeti e il sogno (dieci puntate); I poeti e il mattino (dieci puntate); Scienza e letteratura ( quattordici puntate); Le città e la musica (quattordici puntate).

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