L’intervento di Anna Manna alla 13°Edizione del
Viaggio tra le vie dell’Arte di Vera Ambra
Da dieci anni siamo
un’avanguardia!
"In una società che troppe volte mostra il
vuoto sentimentale e la pochezza
delle emozioni valide, si delinea-
ha spiegato Anna Manna presidente
del premio Le rosse pergamene– la necessità di una vera e propria
educazione al
sentimento."
Così il premio Le rosse pergamene in questi
ultimi dieci anni ha
voluto porsi porsi come un veicolo verso la cultura
dell’amore e della
solidarietà. E per questo ha aderito con slancio alla
campagna di Educazione
sentimentale lanciata da Vera Ambra nell'ambito
dell'alienismo.” Sono qui
insieme a tanti artisti di
buona volontà - continua Anna Manna - per
riaffermare il valore
dell'uomo e del suo sentire , per tentare di rimettere
l'uomo al centro del
vivere umano in un dialogo , in un confronto ed in uno
scambio paritario con
la tecnologia e tutte le altre peculiarità della società
moderna.
Quando
nel lontano 2002 nacque il Premio Le rosse
pergamene molti pensarono si
trattasse di un Revival di
tempi
antichi, quasi uno sguardo nostalgico verso il '900 . Ed invece oggi ci
rendiamo conto che si trattava di un'AVANGUARDIA. A poco a poco fu chiaro che
in molti
ambienti artistici si provava lo stesso disagio per una
letteratura che
aveva stravolto il Realismo in una adesione totale alle
espressioni
sguaiate di una società che ha prodotto troppi esempi di sconcezza
letteraria e non.
Quando è nata la prima volta l'idea
del Manifesto ?
Mi piace ricordare
che nell'estate del 2011 a
Spoleto durante la stagione magnifica del
Festival di Spoleto lanciai l'idea ,
per la prima volta, di un Manifesto dei
Neoromantici.L'annuncio è pubblicato
"su www.spoletocity.com e riporta anche le parole del
Prof.Gilberto Mazzoleni
che in un incontro romano all'università di Roma
aveva espresso le stesse
idee."Siamo andati a scovare su www.spoletocity.com quel primo timido annuncio e ci
piace riportare la parole di Gilberto Mazzoleni perchè
sintetizzano bene il
concetto :"“Nella palude sguaiata e volgare della
società odierna, nella fredda
età della comunicazione telematica, potrebbe
affiorare il miracolo della poesia
romantica e trovare nuovi consensi.
“
Come è nato però concretamente il Manifesto dopo la prima idea lanciata a
Spoleto”
La leggenda del
Manifesto
di Anna Manna
"E’ cominciata
così, in una giornata di pioggia primaverile davanti a tre
tazzine di caffè
bollente. Con Elio Pecora
a mia sorella Elisa , un pochino
infreddoliti, un pochino delusi dalle cose
del mondo, un pochino arrabbiati
perché ci sentivamo soli a parlare di
poesia ed educazione in mezzo ad un mondo
che non voleva saperne più di
poesia e di sentimenti, e di educazione. Mi
ricordo che c’era un cartoccio
di carta ruvida per terra fuori al bar, ed il
vento lo faceva grignare ogni
tanto, un lamento, un rumore fastidioso e
ricorrente che neanche il caffè
bollente riusciva a far dimenticare. Pioveva,,
il bar era freddo. Elio mi
guarda dritto negli occhi e mi dice :”Anna ma non
puoi parlare di
neoromanticismo in un mondo che va a rotoli . Non ti
sentiranno, non hanno
orecchie per sentire”
Poi ci siamo salutati, dopo averci confessato senza
neanche dircelo che era
meglio lasciare stare che non era il caso, che forse
non c’era neanche più la
poesia. Ma quel cartoccio continuava in un lamento
fastidioso tra la pioggia ed
il vento e quel lamento di carta mi feriva
l’anima.
A casa ripensavo al nostro incontro, quelle poche parole con il
grande Elio
diventarono una bellissima intervista che ha invaso internet. E
già questa cosa
mi placò. Elio lanciò nell’etere queste parole magiche :
poesia come educazione
al sentimento. Cominciò così, senza nessuna
intenzione di fare un Manifesto,
neanche un volantino, neanche una
cartuccella. Sai quelle piccolissime cartucce
dove appunti le cose
importanti che ti conservi stropicciate nel cappotto
bagnato? Poi le riponi
in borsa sperando che si asciughino, ma loro niente, e
così le butti via,
mezze sgualcite e bagnate. Senza che si possa leggere più
niente.
Le
Nugae dell’esistenza io le
chiamo così, perché sono cose da niente eppure
te le ritrovi in mano quando
è ora. Così mi sono ritrovata in mano quegli
appunti presi
con il grande
poeta , Elio, e la sociologa dell’umanesimo come chiamo mia
sorella
Elisa, responsabile
cultura al Censis.Ho letto di sfuggita ma ho letto con
chiarezza la delusione e la voglia di
rivalsa, la tristezza per il mondo che
scivola verso il basso e la barbarie e
dall’altra parte quella freschezza
nonostante tutto di sensazioni ed emozioni
che solo un artista ed uno
studioso possono comunicarsi con uno sguardo. Ed in
mezzo io , una poeta per
ripicca al dolore – prima della morte di mio padre non me ne fregava niente
di
essere poeta – una donna innamorata della vita e delle emozioni belle e
vitali.
Dell’arte per esempio, con tanti amici artisti. E tra loro, Daniela Fabrizi,
una che la
poesia la mangia tutti i giorni da che è nata. Insieme a lei abbiamo
cominciato a
scrivere un libro, poi un percorso artistico e poi un
viaggio nella poesia,
che scoprivamo essere tra noi e le nostre cose di tutti
giorni.
Ma era
sgualcita, calpestata
dalle volgarità del mondo, negata dalle meschinità, da
sguaiate espressioni
di niente. Abbiamo cominciato a soffrire, poi a comunicare
anche ad altri
questa sofferenza. Poi abbiamo cercato i giovani, poi i numeri,
le
statistiche.
Così ci siamo incamminate nelle note drammatiche del
femminicidio sui
giornali,
i racconti del disagio giovanile, del
disagio degli anziani. Questa umanità
senza emozioni umane, senza racconti
dell’animo, solo numeri, solo sofferenza,
solo ferite.
Quella cartucella
bagnata dentro la tasca del mio cappotto è diventata un
lunghissima
pergamena dove scrivere le poesie mie, quelle di Daniela, quelle di
tutti i
poeti che si sentono trapassati dal dolore per questa società senz ’anima.
E
ci siamo dette che era ora di muoversi, è iniziato un movimento dentro di
noi.
Quel movimento è stato compresso per circa un anno poi è esploso
domenica
mattina 3 febbraio alla Casa delle Regioni, dove ho
presentato il mio libro di
racconti*. In una mattina piena di sole, in una
sala piena di gente venuta da
tutta Italia. Gente particolare, tutti
artisti! Dicono che il mio libro sia
un pochino magico, fiabesco,
stregonesco, che ti racconta l’Italia in punta di
cuore rosso come ha
scritto la Fabrizi. E che ti abbraccia senza lasciarti il
fiato per parlare,
per tornare indietro. E che la poesia ti cattura, ti
sorprende, ti stordisce
come ha scritto Gilberto Mazzoleni, poeta ed
antropologo. Tutto questo è
stata una miscela esplosiva. Accanto a noi sul
tavolo Vera Ambra, che ha organizzato le
manifestazioni del Viaggio tra le
vie
dell’arte che mi ha ospitata per
la presentazione del libro. Una siciliana
vigorosa, piena di speranza. Le
nostre parole sul tavolo rimbalzavano,
prendevano fuoco come una improvvisa
eruzione dell’Etna. Quel fuoco, lo sguardo
sorpreso dell’antropologo, la
gioia che vedevo negli occhi di Daniela perché
aveva capito che eravamo
pronte, ebbene tutto questo e tanto altro ancora, che
però fa parte delle
mie emozioni più profonde, mi hanno messo le ali. Ho
annunciato il Manifesto dei Neoromantici per un nuovo
Umanesimo. Daniela ha
letto l’Empito lirico che aveva scritto
da qualche giorno. Vera ci ha stretto
le mani , ci ha baciate. Neria de Giovanni, presidente
dell’Associazione
Internazionale dei
Critici letterari, dalla prima fila di posti ha annuito. E
l’applauso di
tutti, caloroso, scrosciante, immediato ha detto sì.
Anna Manna